Di tanti sospirati sogni

 

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 In copertina:
Montserrat Gudiol, pittrice simbolista catalana

 

“Nessun sogno è solamente un sogno, e se si crede nei sogni,
anche raggiungere la stella più lontana, diventa possibile…”.

 

Passa il tempo e cambiano luoghi e cose ma non nella memoria dell’autore,
dove ricordi, épos dell’infanzia e dettagli naturalistici sono sapientemente interpretati
al fine di custodirli e tramandarli attraverso la scrittura.

                                                                                                                  Alessandra Tigano

 

Passato e presente, sogno e realtà, riflessioni esistenziali e scenografiche ambientazioni
si intrecciano nei dieci racconti di questa raccolta nella quale l’elemento dominante
è il ricordo che permette di recuperare il tempo perduto e renderlo ancora vivo
e pulsante, seppur velato di malinconia.

                                                                                                                   Mariella Sclafani    

 

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Sinossi

Muovono dai preziosi e immateriali fili d’oro dei loro sogni i protagonisti di questi dieci racconti, per apportare alla propria vita quei cambiamenti necessari a superare un affanno o per cercare di approdare a una condizione esistenziale più gioiosa e soddisfacente.

Il mondo chiuso e apparentemente statico dell’entroterra siciliano rivive in questo libro adornato da una pregevole poetica naturalistica che nel modo dei “veristi” enfatizza riconoscibili scenografie e peculiari ambientazioni.

Ma non tragga in inganno la stretta definizione geografica poiché i luoghi nominati sono sì luoghi ma anche simboli, che assieme partecipano a dare spessore e risalto alla felice e copiosa vocazione affabulatoria dell’autore, dal carattere raffinato e intimista.

 

 

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Postfazione

La struggente bellezza della nostalgia

Tutto quello che vediamo, infine si dilegua. Nella sua essenza la natura non cambia, ma tutto si trasforma e mai nessuna cosa rimane la stessa. Solo l’arte può ambire a fissare in eterno un’emozione, un’impressione, un volto, un paesaggio, un oggetto; l’arte e la facoltà della memoria, anch’essa in grado di sottrarre la realtà che s’invera alla sua dissoluzione, rendendola per sempre viva pure se persa in una lontananza che non possiamo in alcun modo raggiungere.

Proprio su questi temi vertono i racconti di Pino Bevilacqua, nei quali egli prova a reinventare paesaggi e personaggi appartenuti a un passato ormai svanito, da custodire gelosamente come uno scrigno di pietre preziose, procedendo secondo i moduli più tipici del Naturalismo e del Verismo di marca novecentesca ma col supporto di una visione moderna e unitaria della vita.

Pur essendo un sogno troppo fuggevole, la nostalgia del “bel tempo che fu” ci distrae dal presente e stempera le angustie della quotidianità, anche se il suo oggetto amato è un luogo inaccessibile se non all’immaginazione.

Portare in superficie presenze silenziose sullo sfondo di un’assenza, fare emergere l’arcano dal profondo dell’inconscio fino agli occhi e fino al cuore, fare leva sulla memoria per volgersi all’indietro, risalendo a volte fino alla primissima infanzia o perfino a esistenze precedenti e stadi primordiali del divenire, dove raccogliere parole e immagini per quelle creazioni che si ergono sopra le rovine provocate dal volgere del tempo.

Come in Sotto i cieli blu degli Erei e Il ritorno, a completamento di una trilogia, l’autore racconta un mondo e lo rende perpetuo sebbene esso sia definitivamente tramontato. Un mondo disseminato di borghi, di scorci agresti di sublime bellezza, di un’umanità variegata intrisa di fede, valori e principii, di cui egli vuole tramandare la cultura rurale, poetica ed evocativa, tanto cara a Marcel Proust e a tanti altri scrittori e artisti che hanno creduto nella sacralità della terra e delle immagini: Giuseppe Ungaretti, Ermanno Olmi, Andrea Camilleri, Claude Monet, Giovanni Pascoli, Gabriel Garcia Marquez, Paul Cézanne. Un mondo dove i sospirati sogni coltivati da donne e uomini vissuti a cavallo degli anni Sessanta, sono stati intessuti così indissolubilmente tanto da sentirne ancora oggi emanare il profumo della speranza che nel loro profondo essi hanno racchiuso.

Gli scrittori e gli artisti lavorano attorno alla memoria, quella personale e quella collettiva, per aprire di certo all'inedito e al non ancora visto, ma anche a ciò che per natura e per cultura essi incontrano e vivono.

Tuttavia anche per loro è un’ardua prova quella di intuire il mistero dei delicati congegni che muovono la realtà, ma se in tale esercizio sono sorretti da passione, tenacia e ardore, seppure per un tempuscolo, gli si disvela e gli si concede, aprendo un varco dal quale traguardare e scorgere con nitore cristallino quello che proprio l’arte si prefigge: rivelare ciò che esiste ma non si vede, prima che le intriganti visioni si perdano del tutto nel gorgo tumultuoso del perenne cambiamento cui il cosmo è soggetto.

Alla fine di queste storie resta dunque la memoria ritrovata e la struggente bellezza della nostalgia, questo sentimento che pungola con soavità la nostra vita per il mondo descritto da Pino Bevilacqua, quel mondo che solo in apparenza sembra irrimediabilmente perduto mentre in realtà è fulgido e presente nella mente e nel cuore di quanti immaginano fervidamente di resuscitarlo attingendo all’“immenso edificio del ricordo” che ogni uomo serba nella caverna secreta del cuore. Abbiamo ogni giorno consuetudine con l’amore, con l’impermanenza, con la gioia, col dolore, con la finitezza dell’essere, col destino dell’anima spirituale eppure ci sentiamo così sprovveduti pur dopo migliaia e migliaia di anni di indagini, di dibattiti, di riflessioni filosofiche e teologiche.

Fabiana Novello
Dirigente Scolastico
  Docente di Lettere  

 

     

 

 

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Di tanti sospirati sogni
Editrice “Qanat”

Pagine 336, Euro 20,00
Formato 14x21

Postfazione di:
Fabiana Novello,
Dirigente Scolastico
Docente di Lettere
Il libro è corredato
da
venticinque disegni
di L.
Previti,
pittore impressionista.