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Solchi e radici

L’opera pittorica di Luigi Previti

di Pino Bevilacqua

 

                                                        

Quale il fine della pittura?

Il compito più importante della pittura è stato sempre quello di fondare una storia, una storia in cui vi siano un “oggetto” e un “soggetto” in rapporto profondo tra loro e liberi di rompere gli schemi tradizionali di spazio e tempo per attingere all’eterea e sfuggente materia dei sogni. Solo quando un lavoro artistico è sostenuto da una storia bene intessuta con i fili dell’intuizione creativa e del rigore della conoscenza, esso riesce a dare vita a rappresentazioni in grado di imporsi come “puro essere e pura forma”, prescindendo da qualsiasi critica riduttiva o esaltante che se ne possa stilare. Sempre un’opera d’arte dovrebbe far nascere “uno spazio” mai visto prima, una sorta “d’infinito minimo” la cui contemplazione favorisca in chi guarda il rispecchiamento di quelle emozioni che sgorgano dalle profondità della sua anima.

Principalmente a questo dovrebbe tendere la pittura, allo stesso fine che appartiene alla poesia, alla musica, alla filosofia, alla teologia: rivelare ciò che esiste ma non si vede. Ma per arrivare a ciò è indispensabile che l’espressione artistica sia spoglia di ogni ripetizione annoiante, di ogni sperimentalismo privo di senso e di inutili virtuosismi il cui unico risultato sia una sintesi estetica frutto di miscellanee d’altrui espressioni.

Che siano molti quelli capaci di dipingere in tal modo è piuttosto improbabile, ma che non ci sia nessuno a saperlo fare è altrettanto da escludere. Sempre ci sono stati - e sempre ci saranno - artisti capaci di approssimarsi alla realtà primigenia di ogni cosa e di raccontarla con un fraseggio originale, sostenuto da acute e analitiche introspezioni: psicologia applicata all’uomo e al suo agire, discernimento dell’amore, della bellezza, della sofferenza, del sentimento della trascendenza. E poi segno, forma, colore, contenuto, studio, fatica, riflessione, mestiere, ferrea volontà, pazienza e cieca fede nella possibilità di contribuire a disvelare mediante l’arte nuovi cieli e nuova terra.

Reinventare, dunque, ogni giorno il mondo che ci è dato di vivere dovrebbe essere uno dei compiti preminenti di un vero artista. Che Luigi Previti sia tra questi eletti pure un bambino, con l’intelligenza del cuore che gli è propria, se ne accorgerebbe all’istante vedendolo all’opera con le sue mani d’artefice.

 

L'arduo compito di definire il percorso di un pittore

Mai l’arte è stata materia semplice da trattare né classificabile con rigore matematico. Tuttavia non è difficile individuare il filo che con insondabile sottigliezza unisce le opere di Luigi Previti, ascrivibili prevalentemente al figurativo e all’impressionismo. Che l’intelletto possa tutto, anche permettersi di definire disinvoltamente percorsi umani e artistici, è un’idea piuttosto fallace. Quante volte, infatti, proprio quando crediamo di aver ben assimilato un tema, ecco sentirci assaliti da un dubbio querulo e insistente: “Se non conosciamo bene noi stessi, come possiamo pretendere di inquadrare chi è alla ricerca di una definizione di sé sia come individuo sia come artista proiettato a decrittare, comprendere e comunicare il linguaggio misterioso delle cose?”.

Forse, una sola asserzione che abbia valore universale regge: il cuore di ogni arte scaturisce dall’interesse per l'uomo, la natura, i fenomeni, lo spirito; interesse che in Luigi Previti è così predominante da emergere nitidamente dalle tele che egli dipinge da più di cinquant’anni. E’ l’amore, l'inizio di ogni espressione artistica, sia quando germoglia dall'esperienza sensibile o dalla più ermetica delle astrazioni, sia quando sgorga dal mondo delle idee o dell’immaginazione. Ed è solo attraverso l'amore e la mente sgombra da pregiudizi che si riesce a creare un rapporto proficuo e avvincente con le opere d'arte; godimento dal quale restano esclusi gli spiriti paludati di cieca ignoranza, d’intransigenti assolutismi o di altre manifestazioni totalizzanti che inclinano troppo al concetto: a costoro non è concesso di comprehendere fino in fondo!  

Attingere da critiche roboanti, o da spiegazioni bizzarre ed esagerate finalizzate alla comprensione di un’opera d’arte è solo un gioco dell'intelletto che alla fine approda a quasi niente. L'arte non ha bisogno di chissà quali esegesi né di troppo pensiero. Ogni autentica espressione artistica, per essere compresa, confida nel suo fascino e nelle facoltà intuitive di chi, guardando in profondità, si fonde con essa vivendo interminabili attimi di felicità.

                

L’opera pittorica di Luigi Previti         

"Solchi e radici" potrebbe intitolarsi la summa delle opere di Luigi Previti, titolo di forte valenza simbolica che racchiude “il tormento e l’estasi” dell’artista immerso nel faticoso lavoro di scavare solchi profondi dentro i quali mettere a dimora le radici di quei valori umanistici che oggi rischiano d’andare in frantumi. Da qui la non procrastinabilità dello sforzo comune per recuperarli, affinché l’homo tecnologicus ritrovi al più presto un nuovo senso della vita e quella libertà a cui pare abbia abdicato.

Un viaggio, quello di Luigi Previti, in cui la favola pittorica che egli traccia sulle tele diventa un raccontare dei luoghi tangibili del suo “piccolo mondo antico” dove egli è nato e cresciuto e dei luoghi “altri e alti” di carattere metafisico. Trama e ordito dei suoi quadri sono a volte la magia, il mito, l'alchimia dell’esistere, che rimandano a precise connotazioni ontologiche oppure agli archetipi del tempo, del sacro e della circolarità dell’esistenza, trattati con un’espressività intrisa di profonda liricità. Un “io artistico” che non conosce requie e non smette mai di presidiare il campo, ricercando pervicacemente i segni misteriosi del soprannaturale sulla terra, testimoniando memorie antiche cui fanno capo molte tradizioni, praticando la fiducia nella speranza.

Quante delle figurazioni di Luigi Previti dipanano un senso di racconto epico sospeso fra il reale e il fiabesco! Dalla contemplazione piena d’amore per tutto ciò che esiste stilla la sua intensa pittura, capace di reinventare sulla tela la vita di quegli oggetti e di quei frammenti di realtà che più lo intrigano. Molti dei suoi dipinti s'impongono per la poesia del colore, come i margi costellati di papaveri, le colline in fiore, i quieti paesaggi urbani e non, le nature morte. Sorprendenti sono i lavori dalla poetica ancorata saldamente nel sentimento, nella sympathia dei rapporti umani, nel mondo materno e primitivo abitato da angeli e dèi!

Di grande impatto visivo anche le opere tematiche realizzate su commissione, alcune velate di intensa drammaticità, che ben riflettono l'angoscia di quest’epoca travagliata. In grado di riappropriarsi di chissà quali rivelazioni, l’artista si sperimenta in creazioni che trasudano di amore per il mondo che lo circonda.

In tutta la produzione di Luigi Previti aleggia sempre e comunque un dolce idillio, che in modo fresco e ingenuo stimola a riscoprire la presenza del sacro nella natura e nella vita. Chiave di volta della sua espressione è anche il mondo mitologico dell’infanzia. I colori che egli predilige e le pennellate lievi e vibranti che sferza sulle tele contribuiscono a sublimare il suo tormento d’artista convertendolo nell’energia con cui raffigura ciò che nel mondo fisico incarna il principio del piacere: i fiori, gli alberi, il cielo, le acque chete o tumultuose, i monti, il lago di Proserpina, protagonista assoluto di tante sue opere.

Intriganti sono altresì i suoi lavori minori a pastello o a carboncino, che pure riflettono la sua struggente passione per “la superficie colorata di Gaia” registrata con volitività insaziabile: dal fitto di un bosco autunnale a un cielo percorso da una nuvola glauca, da un campo di grano ondeggiante al vento di aprile agli umili oggetti della civiltà contadina, dal bacio casto di due innamorati allo sguardo di un bambino che, con la sua anima intatta, prova uno stupore spontaneo davanti al continuo fluire della vita e sembra volerci spronare a non disperare nel compito arduo ma non impossibile di costruire un mondo migliore.

Speranza e pazienza sono due percorsi che meglio di tante farneticazioni odierne possono aiutarci a superare le tempeste di questa tormentata fase dalle conseguenze imprevedibili, destinate a riversarsi su ciascuno di noi. In ogni caso è l’amore, la via maestra per svincolarsi dalle maglie in cui l’homo sapiens-sapiens è rimasto impigliato, come incantato da un’infinità d’illusioni proposte da una cinica società consumistica che getta negli occhi una caligine tale da far perdere di vista la realtà vera della vita.  

Ma insieme all’amore molto possono fare i creatori di bellezza come Luigi Previti, cui è concesso di svelare il mondo nella sua coerenza più intima stracciando i veli dell’apparenza e aprendo dei varchi attraverso i quali è possibile sfuggire al buio per dirigersi verso un mondo di luce che somigli un po’ all’Eden perduto dell’origine. Non è forse anche questo uno degli obiettivi che da indiscusso maestro Luigi Previti si prefigge con la sua arte che gli permette di essere al tempo stesso veggente e sapiente?

 

 

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