Dal Volume "IL TEMPO E LA MEMORIA"
ALLA VITA
L’oro si frantuma fra le cime e le guglie della torre: neri e ciechi alati escono dai ripari e solcano l’aria bruna della sera che a passi felpati avanza. Scuri tegolati marcano la scena, s’accendono i primi lumi nei tinelli delle case e per le fangose stradicciole del borgo. S’ode provenire da lontano il nitrito di un cavallo e due leggeri schiocchi di frusta che l’aizzano ad affrettarsi. Misuriamo le stagioni della nostra esistenza in anni e mesi ma dell’inizio e della temuta fine nulla ci è dato sapere. Come licheni attaccati a vecchi tronchi perdiamo il senso dello scorrere del tempo, e degli eventi che uno dopo l’altro s’avvicendano. Perché non libare alla vita, vivendo ogni giorno come se fosse l’ultimo che ci spetta?
